Er Maritozzaro

di Gianni Puglisi Commenta

Un’abitudine che accomuna vecchie, nuove e nuovissime generazioni è quella del cornetto all’alba, dopo una serata passata in discoteca. A Roma, si sa, l’abitudine è deviata sul maritozzo. Dolcetto popolarissimo, oggi rimodernato perché è diventato un comunissimo pan brioches con aggiunta di panna montata. Ma in origine il maritozzo era ben altra e ben più sostanziosa cosa, ossia un panino dolce con aggiunta, nell’impasto, di uva passa e talvolta pinoli. Si consumava insieme al cappuccino e per i romani de Roma era un irrinunciabile rito di metà mattina. I veri maritozzi, oggi, nella capitale, si devono andare a cercare nei forni perché nei bar non si trovano più. Oppure si può andare da Il Maritozzaro, in via Ettore Rolli 50, appena prima del ponte che spunta in Piazza della Radio.

Sembra un semplice bar di quartiere ma “ci si trovano i migliori maritozzi romani, fatti secondo tradizione, come Dio comanda”… “E’ un locale che rimane aperto ad oltranza, ed è meta di gente, ovviamente soprattutto ragazzi, che esce dai locali notturni di Trastevere, Testaccio e dintorni” garantiscono gli affezionati. Ma non ci sono solo giovani nella clientela ma anche tanti amanti del teatro, che a fine spettacolo si regalano un altro momento di dolcezza prima di tornare a casa.

Qui si trovano sempre ottimi cornetti freschissimi però sicuramente le preferenze, raccontano ancora i clienti, vanno ai maritozzi con la panna, che specialmente ad una certa ora della notte, a distanza abbondante dalla cena, diventano una tentazione irresistibile. C’è da dire, anche, che questo bar ha cresciuto generazioni di clienti. Su Facebook c’è un gruppo interamente dedicato a questo locale dove molti ancora ricordano un mitico grido che lo contraddistingueva perché aleggiava spesso all’interno del locale “due caa panna”. Si parla al passato, nel gruppo, e così qualcuno si preoccupa: “Ma perché ha chiuso!?” e subito qualcuno lo conforta: “No no, tranquillo c’è ancora ed è sempre mitico: quindi buon maritozzo a tutti!”

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