La musica a Roma, purtroppo, ha ancora una volta i dati vendita che passano incrociando la tragicità accaduta agli artisti stessi. Muore un grandissimo della ‘leggera’ italiana come Lucio Dalla e già la gente, ieri sera, uscita da lavoro curiosava tra gli scaffali da Ricordi e Feltrinelli.
Lo stesso accadeva poche settimane addietro per Withney Houston. Con chi muore non si scherza né si lucra, recitano i puristi. Vaglielo a spiegare a chi di commercio musicale ci campa. date un’occhiata ai dati vendita negli scaffali dei media store dopo le morti degli artisti e scoprirete che tra album e raccolte, i numeri parlano chiaro: la morte del big attira come le api al miele. E’ così anche nel caso del nostro piccolo grande Lucio. Da Caruso ad Attenti al Lupo, passando per tutto quelo che di buono la nostra musica ha prodotto: da 4 marzo 1943 (la sua data di nascita ed il famoso incipit “Dice che era un bell’uomo e veniva dal mare”, passando per la splendida e cruda Se io fossi un angelo) .
Ma quante se ne possono dimenticare, che vengono i brividi solo a pensarci sopra. Dal duo a suon di controcanti con Morandi in Vita, fino a Grande figlio di puttana: solo e con gli Stadio. Evocativa la sua rombante Nuvolari, dedicata al pilota spericolato. Dalla, inutile sperticarci negli eloqui che fanno tutti, sta già vendendo. Sta già invogliando fan e non ad andare nei negozi di musica. A nostro avviso già lo faceva prima del tragico evento, figurarsi adesso che c’è il macabro contorno. Speriamo solo che non si ripeta il non proprio etico rialzo del costo degli album già operato quando tocco alla povera Houston. Anche i cuori dei fans, alla fine, possono spezzarsi.
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