Bar della Pace a Roma, ok al sit in antichiusura, ok alle botteghe storiche, ma allora spiegateci perché si fà rumore solo e soltanto per determinati esercizi a rischio fallimento e non anche per tutti gli altri. No, per tutti gli altri il tam tam non vale. Capito? Voi gestori di un negozio di calzature in centro o in periferia che siete strangolati dalle tasse e state per strangolarvi sul serio pure voi.
Voi artigiani massacrati dall’Imu e dalle bollette energetiche che rincarano alle stelle. Voi che avete la sfiga (sì: la sfiga) di non esercitare dalla fine dell’Ottocento.. Di voi, invece, non se ne parlerà mai. O quasi. A meno che, titolari d’impresa, non vi arrampichiate sulal cupola di San Pietro o sulle pietre millenarie del Colosseo. Ecco quello che succede: state solo a guardare i sit in nome di un pur storico Bar.
Che poi, alla fine, rappresneta comunque la madre di tutte le battaglie: quelle delle botteghe storiche. Nella fattispecie del bar nato nel 1891 ed i cui locali sono di proprietà di un Istituto Religioso che ha avviato le pratiche per lo sfratto dal 2009 e pare vi stia riuscendo. Poi, dietro a questa spinosa vicenda c’è pure il rischio della chiusra della camiceria Bazzocchi, nata ‘giusto’ il 1907. Si trova in Via del Tritone, nel cuore del centro storico a Roma ed è già sotto sfratto esecutivo. Naturalmente ( ci si perdoni l’avverbio in un post) è subito sceso in campo il neo Assessorato del Comune di Roma. Che come è stato pure nelle precedenti circostanze, a prescindere di chi abbia governato, si muove in particolare quando lo storico vacilla. Ok, lo ribadiamo per la seconda volta nello spazio di poche, pochissime righe. Ma per i negozi di Roma che storici non sono e che finora hanno chiuso, mandando a casa decine di commessi? Quando si scenderà in campo? Magari anche sui media?
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