Eataly a Roma sono 600 posti di parcheggio, un treno ogni quarto d’ora dalle principali stazione metropolitane regionali ed almeno sei linee di autobus che transitano davanti Piramide e la aggirano puntando dritti dritti nel cuore della Garbatella.
Dietro i binari della stazione Ostiense, dunque, si cela il nuovo Polo gastronomico varato lo scorso giovedì 21 giugno e che sta catapultando l’attenzione di molti turisti e stampa speicalizzata nel settore. Altro che slow food o cibo low cost. Qui c’è la qualità e pur trattandosi di un comparto che strizza l’occhio al luxury, i costi sono abbordabili. Non è, insomma, roba da Rockerduck e da multimiliardari come Murdoch o Bill Gates.
Certo: loro stessi, una volta assaggiati questi cibi, non baderebbero a mettersi in fila per andarli a pagare. Tra lo sgomento della gente. Ma, raffigurazioni e battute a parte, pare che l’esordio sta andando in questo senso. La tipicità di certe aziende ad esempio campane, che non sono famose al grande pubblico ma sanno davvero il fatto loro, oppure l’acqua imbottigliata sulle Alpi ed i dolci piemontesi, caratterizzano Eataly a Roma. Cercare un qualcosa del genere in città, finora, portava dritti dritti giusto da Castroni. Un grande nome diffuso nella capitale da decenni di storia, che però rappresentava l’unico alfiere di un certo modo di gustare i cibi. Uhm: poco, troppo poco nonostante la qualità sia ineccepibile. Ora ci pensa la creatura di imprenditori che di mestiere convivono con i cuochi più bravi del mondo. Molti dei quali sono (ma tu guarda!) italiani e che esportano in tutto il resto del pianeta il nostro modo di accostarci alla tavola. Una pellicola che non smette mai di girare, insomma. Ah, a proposito: da Eataly si arriva anche con la metro B (Piramide) e con il trenino della Roma Lido. Ora, per mangiare bene non avete più scuse.
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