Il negozio a San Lorenzo lo coloro come dico io. Ecco: sarà questo il leit motive che tra pochi giorni accomunerà i destini della maggior parte degi esercizi commerciali all’interno della zona universitaria per eccellenza di Roma. Più nel dettaglio, sarà la street art che rimbalzerà sulle serrande dei negozi.
Che roba è (?), vi starete chiedendo. Beh, nulla di straordinario per il resto d’Europa. Ma qualcosa di apparentemente rivoluzionario per la nostra città, non sembra pronta (anche a ragione) di fronte le istanze nord europeiste o sudamericane che imporrebbero certi adeguamenti. In pratica, il III Municipio sta da tempo facendo da interfaccia tra l’associazione dei commercianti di San Lorenzo e gli artisti di strada che colorano un po’ ovunque. Il risultato è che adesso, se l’accordo andrà in effetti in porto, i writers potranno sbizzarrirsi sulle serrande attorno all’Ateneo. Certo, l’azione ben si presta per palazzi fatiscenti o edifici che nel corso degli anni sono stati trascurati.
Ma cosa accadrà ai normali esercizi? Qui mica ci abitano solo gli studenti. E’ una delle ultime zone storiche di Roma sorta per lo più per accogliere i lavoratori delle ferrovie dello Stato a cavallo tra una guerra e l’altra. Proprio qui, purtroppo, la città fu ferita dai bombardamenti con tanto di visita del Papa tra le macerie. Insomma: riverniciare i negozi con una passata di modernità (ma quale, poi?) potrebbe essere da un lato conveniente. Ma dall’altro, aggiungiamo noi, controproducente. Roma non è Berlino e qui la street art viene vista (spesso a ragione) solo come un imbrattare metro e treni già in condizioni da Bangladesh. Offrire spazi di sfogo, vie di fuga, da una parte significherebbe riconoscere de facto un movimento che, finora, ha portato per lo più ad imbrattare ancora di più una città dove i servizi municipali per pulizia e decoro sono ai minimi storici. La questione è più complessa di quella che sembra: altroché.
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