Che Federico Fellini e La dolce vita rappresentino un indelebile frame nella storia della cinematografia italiana non v’è dubbio, il capolavoro di Fellini dalla travagliata produzione, sembra che il produttore Dino De Laurentiis e il distributore dell’epoca non credessero ad una fruibilità da grande platea del lavoro del regista emiliano, uscì e dopo aver vinto una Palma d’Oro al 13° Festival di Cannes si affermò prepotentemente nell’immaginario cinematografico collettivo con sequenze indelebili come quella della Fontana di Trevi con Mastroianni e la Ekberg.
Cinecittà ha rappresentato un sorta di punto di riferimento per l’epoca d’oro del cinema italiano e di contro una delle location che hanno vista nascere, crescere ed evolversi la figura del Fellini cineasta, che proprio con La dolce vita abbandonò le suggestioni del neo-realismo nate con i suoi esordi Lo sceicco bianco e I Vitelloni, per traslocare armi e bagagli in un nuovo universo onirico-surreale che contrassegnò gran parte della seconda fase della sua filmografia.