Capodanno cinese, appuntamento il 14 febbraio

Il 14 febbraio, a Roma, non è solo San Valentino. Già, perché è ancora capodanno, anche se la parola, a febbraio ormai iniziato, sembra superata per il momento. E’ capodanno, ma non per gli occidentali. Si avvicina, infatti, l’appuntamento con il capodanno cinese.

A Roma il capodanno cinese è una grande, colorata, aperta festa. Soprattutto dalle parti di piazza Vittorio, ormai da tempo costellate esclusivamente da negozi e negozietti cinesi, sempre molto simili tra loro. Le vie dell’Esquilino sono tra le più popolose della Capitale. E tutta la zona nei pressi della stazione Termini è popolata da stranieri da ogni dove, a fronte di una forte riduzione di presenza di residenti ma anche di negozi italiani.

Piazza Vittorio, una passeggiata nel mercato della multiculturalità

C’era una volta il mercato di piazza Vittorio, a Roma. Uno degli angoli più caratteristici di Roma, in pieno centro, a due passi dalla stazione Termini, a tre da piazza San Giovanni in Laterano. Piazza Vittorio è il vero cuore di Roma. Tra Stazione, mercato e università. E oggi è testimonianza vivente – a tratti esasperata – di un Paese che sta cambiando. Ecco perché non ha vie di mezzo: o la si ama o la si odia, con paura. Piazza Vittorio è uno dei mercati – principalmente agroalimentare – più famosi della Capitale. Oggi la piazza e le sue viuzze sono cambiate. Continuano ad essere caratteristici, e per alcuni assolutamente unici. Unici e diversi dai tempi passati.

Anche il mercato, prima al centro della piazza intorno al giardino centrale, non è più dov’era un tempo: oggi è stato trasferito in Via Giolitti, in una struttura allestita di locali idonei di cui si è occupata, dopo polemiche, progetti, tentativi, compromessi, l’amministrazione comunale pochi anni fa.

Magazzini Mas, prezzi stracciati e un tocco di trash tutto romano

Spicchi di romanità. Una certezza a Roma? I Magazzini allo Statuto, i famosissimi Mas di Piazza Vittorio. I magazzini Mas di Via dello Statuto, agli inizi del secolo portavano il nome di Magazzini Castelnuovo: quello che oggi chiamiamo un iperstore dell’abbigliamento low cost, e che già da allora cambiò la scena del commercio della Capitale.

Un iperstore sì, ma di altri tempi: l’arredo dei locali è rimasto agli anni 70, e anche l’odore che si respira passeggiando nei corridoi e nei piani del magazzino è di altri tempi, in perfetto stile Amarcord.